Creare Ponti e non Muri – Estate Rover in Polonia
Alla scoperta della Polonia e della Seconda Guerra Mondiale
Come obiettivo dell’anno scout abbiamo deciso di sensibilizzarci riguardo all’accettazione e al rapporto con l’altro per scoprire e per scoprirci. Abbiamo organizzato diverse attività̀ sul territorio per cercare di entrare in contatto con realtà̀ differenti dalla nostra e poi, durante l’anno, abbiamo proposto di approfondire il dramma della deportazione e dell’antisemitismo e gli avvenimenti della seconda guerra mondiale.
I PRIMI PASSI VERSO LA POLONIA- IL BINARIO 21
Il primo passo è stato quello di informarsi a livello teorico sugli avvenimenti e i fatti principali della guerra e
del dopoguerra attraverso inchieste e ronde di interesse, questo per avere una base per poter iniziare a comprendere quello che è accaduto; il secondo passo è stato approfondire il tema a livello italiano, di conseguenza abbiamo visitato il Binario 21 alla Stazione Centrale di Milano. Da questo binario partì il primo convoglio verso Auschwitz il 6 Dicembre 1943, seguito poi da altri 22 diretti verso Auschwitz e altri Campi fino al 1945. Oggi il binario ospita il Memoriale della Shoah. Grazie a questa visita abbiamo deciso di ripercorrere le storie familiari dei componenti della nostra Compagnia scoprendo quindi che le realtà, di cui fino a quel momento avevamo solo sentito parlare, erano molto più vicine a ognuno di noi di quanto potessimo immaginare. Nonni, bisnonni, zii che hanno lasciato ricordi delle loro vicissitudini durante la guerra sono diventati i protagonisti della nostra ricerca e ne abbiamo seguito alcuni passi fino in Polonia e in Russia. A questo punto abbiamo deciso di organizzare l’estate rover in Polonia per completare il nostro percorso e vedere dal vivo i posti che sono stati così determinanti per le nostre famiglie e per il mondo.
LA POLONIA, I BUONI TRA LEGGI, GHETTI E RASTRELLAMENTI
Come in tutti i paesi conquistati dal terzo Reich, in Polonia vennero imposte le leggi razziali. Leggi che
andavano a limitare le libertà di determinati gruppi della popolazione, in particolare per quanto riguarda i cittadini di religione ebraica. Vennero costruiti ghetti in tutte le città polacche in modo da isolare e controllare la comunità ebraica. Noi nello specifico abbiamo camminato nell’area dell’Antico Ghetto di Cracovia dove abbiamo potuto visitare la famosa Farmacia sotto l’Aquila. In questo luogo Tadeusz Pankiewicz, proprietario della farmacia e unico non ebreo del ghetto, salvò molte vite umane, avvisando la popolazione dei rastrellamenti e nascondendo alcuni cittadini nella sua cantina; forniva medicinali e tranquillanti ai bambini nascosti in modo che non piangessero e tonici agli anziani perché venissero considerati ancora abili al lavoro e non venissero scelti durante le incursioni. La conseguenza per tutti coloro che non ebbero l’opportunità̀ o la fortuna di riuscire a salvarsi dai rastrellamenti, fu la deportazione. Pankiewicz rimase umano anche quando l’umanità sembrava essere scivolata via.
IL SILENZIO AD AUSCHWITZ-BIRKENAU
Uno dei principali centri di riferimento per la deportazione fu il campo di Auschwitz- Birkenau. Il complesso era suddiviso in tre campi principali: Auschwitz (campo di concentramento), Birkenau (campo di sterminio), Monowitz (campo di lavoro), più̀ altri 45 sottocampi. Noi abbiamo visitato dapprima Auschwitz con i suoi edifici in mattoni e i suoi centri di controllo; successivamente l’immenso campo di Birkenau, dove i prigionieri trasportati su carri bestiame arrivavano per essere mandati immediatamente nelle camere a gas. Queste costruzioni vennero distrutte dagli stessi tedeschi poco prima dell’arrivo degli alleati per non lasciarne alcuna traccia. Quello che colpisce di più è l’ordine e la spaventosa efficienza che caratterizza Auschwitz-Birkenau. Tutto è ordinato, schematico e logico. Rimaniamo colpiti da quanto le vere ragioni di questa enormità siano puramente di economia e di risparmio e niente rende di più l’idea nazista che gli ebrei, e gli altri deportati, non erano esseri umani, ma solo numeri su tabelle e grafici e un paio di mani adatte a lavorare.
Quando usciamo dal Campo ci rendiamo conto di essere rimasti silenziosi quasi tutta la giornata, nessuna parola sembrava adatta a quel posto.
GLI SCOUT E L’INSURREZIONE DI VARSAVIA
Dopo aver visitato Cracovia con la Fabbrica di Schindler, il Ghetto e Auschwitz, ci siamo diretti verso la città di Varsavia, che abbiamo visitato guidati da alcune ragazze del distretto scout locale di Ochota e in questo modo abbiamo avuto la possibilità̀ di conoscere la cultura polacca in modo più̀ intimo e approfondito.
Le scout polacche, informate del nostro progetto, ci hanno raccontato e mostrato i luoghi e gli avvenimenti dell’Insurrezione di Varsavia e abbiamo scoperto il ruolo attivo che ha avuto lo scoutismo nella resistenza della città in opposizione all’invasione tedesca. Insieme abbiamo ricostruito la storia e le vicende dei giovani scout caduti e delle loro azioni armate contro i nazisti, in particolare abbiamo visitato la prigione in cui venivano rinchiusi i ribelli, la prigione Pawiak, dove gli scout hanno fatto diverse incursioni per liberare i prigionieri e molti di loro non sono tornati. Ci siamo poi recati al Cimitero Monumentale dove ci siamo fermati per commemorare le vittime ed in particolare gli scout membri della Resistenza, a cui la Città ha dedicato una particolare area, e dai quali le sezioni scout di Varsavia prendono il nome. Nella visita del cimitero tutta la Compagnia ha avuto modo di immedesimarsi nelle storie di giovani scout vittime di una violenza ingiustificata e ingiustificabile. Sia come gruppo sia come singoli individui siamo rimasti commossi dalla vista delle croci di giovani ragazzi della nostra stessa età̀, che hanno lottato e combattuto in prima linea per difendere la propria libertà. Giovani che erano per qualcuno un fratello, un figlio, un amico e ragazzi che, come noi, avevano tutti in comune la stessa passione: lo scoutismo.
In loro memoria abbiamo lasciato un nostro Foulard di Sezione e abbiamo osservato il Silenzio. Infine abbiamo visitato la Collina della Resistenza, un luogo simile al Monte Stella di Milano, costruito simbolicamente sopra le macerie della città di Varsavia, rasa al suolo durante la seconda guerra mondiale, che funge da monumento e da monito a ricordare.
PONTI E NON MURI
Grazie a questo nostro percorso, ognuno di noi ha avuto la possibilità̀ di riflettere a pieno sui sentimenti e sulle emozioni provate trovandosi di fronte a dei luoghi così significativi. Probabilmente non ci saranno mai abbastanza parole per descrivere a pieno ciò̀ che abbiamo vissuto e provato, perché́ tali sensazioni si possono provare soltanto vivendole. Fin da bambini siamo stati riempiti di informazioni, di testi e documenti riguardo alla tragedia dell’olocausto e della deportazione al punto di essere convinti di conoscere bene la storia, ma in verità nulla di tutto quello che sapevamo è paragonabile con la realtà̀. La prima impressione, in generale, per ognuno di noi è stata di stupore e di incredulità̀, perché́ non potevamo credere che in un periodo non tanto distante dal nostro milioni di persone avessero dovuto subire delle violenze così inimmaginabili. Incredulità̀ perché́ rimane tutt’ora impensabile e ingiustificabile come degli uomini, per puro scopo politico ed economico, abbiano avuto il coraggio di togliere la vita, la dignità ed il nome ai loro simili. Camminando per Auschwitz riflettevamo sulla crudeltà̀ che l’uomo a volte può̀ dimostrare e uscendo dal Campo non ci sentivamo né abbattuti, né tristi, ma solamente non ci sentivamo, eravamo semplicemente vuoti. Fuori dal complesso Auschwitz-Birkenau provavamo un senso di vergogna, vergogna per quello che gli uomini sono in grado di fare e di farsi.
Forse è questo che vuol dire “rendersi conto”. In questo viaggiò, però, ci siamo anche resi conto degli atti di bontà, di coraggio e di bellezza che l’uomo può compiere anche nelle condizioni più avverse e disperate. Alla fine di questa estate rover in ognuno di noi si è radicata ancora più̀ profondamente una convinzione che già̀ da prima stavamo sviluppando: l’unico modo per poter vivere una vita piena e degna è costruire ponti e non muri.
Buona Strada,
Iris, Giorgia, Martina
Compagnia Giullari – Scout CNGEI Buccinasco (Mi)