- 16 Marzo

Ridere come antidoto alla sofferenza

Il racconto dell’Officina “Ridere, ridere, ridere ancora

Ciao, sono Alessandro, un rover della Compagnia della Lanterna del gruppo Verona 1.
L’1 e 2 marzo ho partecipato all’officina “Ridere, ridere, ridere ancora” a Napoli, alla scoperta della clownterapia.

Il sabato siamo stati nella sede del gruppo CNGEI Napoli 2 e abbiamo incontrato due volontarie dell’associazione Teniamoci per mano ONLUS, che ci hanno raccontato la loro esperienza come clown nelle corsie degli ospedali: il loro obiettivo è portare divertimento e spensieratezza in reparti dove le persone hanno poche speranze di guarire.

La clownterapia non fa bene solo ai pazienti, ma anche ai loro familiari e al personale sanitario. Ci hanno raccontato che spesso i genitori, vedendo i propri figli ridere e giocare, si commuovono perché in quei momenti avvertono di meno il peso della sofferenza e della tensione negli ospedali.

Con loro abbiamo svolto tre attività, tutte basate sulla fiducia e svolte in gruppo: un’attività sulla percezione del proprio corpo nello spazio, un’altra sul sostenersi a vicenda, e una sulla gratitudine.

Il giorno dopo siamo andati al Parco Verde di Caivano, noto purtroppo per le cronache legate alla criminalità. Lì abbiamo conosciuto Bruno Mazza, fondatore dell’associazione “Un’infanzia da vivere”, che dal 2008 opera nel quartiere per offrire ai bambini e ai giovani un’alternativa concreta al degrado e alla criminalità. L’associazione organizza attività educative e ricreative per sviluppare le loro competenze e aiutarli a costruire un futuro diverso.

Bruno ci ha spiegato subito il programma della giornata. Abbiamo iniziato a decorare il parco giochi con palloncini e volantini per invitare tutti al carnevale. Poco dopo, sono arrivati altri clown e, appena è partita la musica, i bambini del quartiere hanno iniziato ad avvicinarsi. All’inizio erano titubanti, perché non si aspettavano una festa di carnevale solo per loro. Tuttavia, grazie anche all’incoraggiamento dei genitori, si sono lasciati andare e hanno iniziato a divertirsi, ballando, giocando e ridendo insieme a noi.

È stata un’esperienza magnifica, perché ha portato gioia non solo a chi la riceve, ma anche a chi la vive. Come ci avevano detto le clown, bastava lasciarsi andare e godersi il momento: balli di gruppo, canti a squarciagola e bambini che ti spruzzano la schiuma di carnevale in faccia senza pietà. 

Alla fine mi sono sentito rilassato e felice, con la consapevolezza di aver fatto qualcosa di bello.