7 mesi in Belgio interrotti dal Coronavirus
7 mesi da scout in Belgio interrotti dal Covid-19
Tommaso, un rover del 5° gruppo di Reggio Emilia, a causa del Covid-19 ha terminato il suo anno all’estero con Intercultura in Belgio fiammingo prima del previsto. Durante questo periodo ha però avuto l’occasione di essere un capo scout e ha deciso di raccontare la sua esperienza!
Ciao! Sono Tommaso, un rover della 5° compagnia Vegvisir appena tornato da un anno all’estero in Belgio Fiammingo.
Quando a ottobre del 2018 compilai i moduli per iscrivermi per partire, soffrendo di “una scoutite di rara gravità”, sottolineai talmente tanto e con ogni mezzo possibile di essere uno scout e di voler continuare a vivere questa esperienza anche all’estero che Intercultura, probabilmente esasperata, mi ha assegnato un host family in cui tutti sono scout.
Fare lo scout in Belgio!
Così, ancora prima di partire, ricevetti un messaggio da quello che sarebbe diventato il mio fratello ospitante che mi chiedeva di entrare nel gruppo con lui.
E qui arrivò anche la sorpresa: dovete sapere che in Belgio l’organizzazione del movimento scout è leggermente diversa dalla nostra, e molti gruppi non hanno un’unità per i ragazzi di 17 e 18 anni… Quindi sarei entrato direttamente nella comunità capi. Il mio fratello ospitante mi spiegò che, se avessi preferito fare in altro modo, avrebbero comunque potuto inserirmi in Reparto, anche se sarei stato maggiore di un anno rispetto ai più grandi. Consultandomi con il mio capo Compagnia, arrivai alla conclusione che avrei potuto provare a fare servizio come aiuto capo, anche in vista di un futuro in unità all’interno degli scout CNGEI in Italia.
E così è stato: nonostante non conoscessi nemmeno la lingua, decisi di imbarcarmi in questa folle avventura. Vivevo a Nieuwerkerken, vicino ad Hasselt, ma andavo agli scout in un paese vicino, Donk. Più che un paese vero e proprio, Donk era un dorp, per usare una parola olandese che letteralmente significa “villaggio”.
Per i primi mesi non avevo un ruolo fisso e quindi ho fatto servizio un po’ in tutte le unità a seconda del bisogno (principalmente con i Givers che corrispondono ai nostri ultimi due anni di Reparto e primo di Compagnia). Poi, verso dicembre, quando il mio olandese ha iniziato ad essere più fluido, sono stato assegnato stabilmente ai Kapoene: mini-lupetti tra i 6 e gli 8 anni. Nonostante il panico iniziale, devo dire che non potrei essere stato più felice!
Cominciamo dicendo che la vita da capo non è facile. Significa fare riunione di staff (fisicamente, ma a volte anche telematicamente) di solito una volta alla settimana; a questo vanno aggiunte le riunioni di gruppo ed eventuali extra in vicinanza di uscite e/o attività particolari; bisogna ridurre i “paccaggi” al minimo, e quindi rinunciare ad altre cose, arrivare almeno mezz’ora prima della attività. Senza tener conto del fatto che, considerando il tempo Belga (capace di passare da un sole ridente che sembra quello dei Teletubbies al diluvio universale nel giro di 3 minuti) e l’età dei miei “nanetti”, era necessario avere sempre un piano b, c, d, e… fino alla z (e comunque c’erano sempre degli imprevisti).
In servizio coi lupetti
D’altra parte, però, non penso di essermi mai sentito così bene in vita mia. Perché vedere tutti i mini-lupetti felici dopo un’attività penso sia davvero una delle più grandi soddisfazioni che ci possano essere. Perché quando li vedi rialzarsi tutti sporchi di fango dopo una caduta o quando ti perdono una scarpa in una pozzanghera che sembra il lago di Garda e (se mai dopo un primo momento di pianto) riprendersi come se niente fosse successo, non puoi fare a meno di ridere. Perché grazie a quei loro sorrisi, anche se durante la prima notte di caccia (che tra l’altro in Belgio sono di 3 giorni) sarai stato sveglio fino alle 3 di notte tra ronde e programmazione delle attività, ti sarai svegliato almeno altre due volte perché qualcuno ha malinconia e, immancabilmente, inizieranno a fare casino tra le 6 e le 7 di mattina, ti verrà comunque voglia di metterci tutte le poche energie che ti sono rimaste. Perché quando il lupettino ti viene a chiedere il bacino della buona notte non può che sciogliertisi il cuore.
A tutto questo va aggiunto il rapporto con i capi che mi hanno accolto come uno di loro e che sono presto diventati i miei amici. Con loro ho passato momenti indimenticabili e tutti insieme siamo riusciti a superare anche gli scogli più duri, ad esempio il tour de force della settimana del 1° febbraio in cui abbiamo organizzato un fantastico party in un tendone. E per party si intende tipo festa in discoteca… 500 persone (questa è abbastanza una tradizione in Belgio, lo fanno tutti i gruppi scout).
Ma c’è di più: in loro ho trovato un vero gruppo di amici, con cui ho passato serate e momenti indimenticabili anche fuori da scout.
Il Covid-19 ha interrotto il mio viaggio
Purtroppo la mia esperienza è terminata prima del previsto a causa del covid-19: Intercultura ha chiuso tutti i programmi, perciò la scelta era tra un rientro tranquillo e l’organizzazione in solitaria di tutta la parte burocratica e amministrativa senza più il supporto dall’associazione. Rientrare mi è sembrata la scelta più saggia. Ho costruito un rapporto favoloso con la famiglia ospitante e con i miei amici: appena possibile tornerò a far loro visita! So che i legami che ho creato rimarranno per sempre.
Ho inoltre capito davvero cosa voglia dire essere un capo e in futuro… chissà che, dopo aver finito la Compagnia, non mi ritrovi proprio in uno staff dei nostri? Comunque il futuro è futuro, per ora non mi resta che continuare a coltivare i rapporti che questa bellissima esperienza mi ha regalato.
Tommaso Siligardi, Compagna Vegvisir, CNGEI Reggio Emilia 5