Campo Estivo sull’Isola di Mazzorbetto(Ve)
Il mio ultimo campo da esploratrice è ormai giunto al termine. È ormai giunta al termine la mia intera esperienza come esploratrice.
Sono Maddalena, e insieme al mio reparto, il reparto Vajra della sezione di Calceranica al Lago, in provincia di Trento, aspetto il campo estivo ogni anno con grande curiosità. Ma questo campo, così unico per noi abituati alle montagne, ci reso impazienti come non mai. Infatti, sin dal primo momento in cui abbiamo iniziato a sperare in un campo al mare, a novembre dello scorso anno, quando in nostri capi ci hanno detto che il campo sarebbe stato “diverso”, eravamo elettrizzati. Abituati ai campi in Trentino, sulle montagne circondati dal verde, le aspettative per un campo immersi nel blu sono aumentate sempre più, fino a quando, il 14 agosto alle 6.50, in un parcheggio di Levico Terme, eravamo tutti pronti a partire, per una nuova grande avventura. Il primo giorno lo abbiamo dedicato, oltre che al nostro viaggio, composto da 3 ore di autobus, lo scarico del materiale da esso per poi essere caricato sulle barche, e il viaggio in barca di un’ulteriore ora, al montaggio delle tende e alla sistemazione generale del campo.
Eravamo sull’isola di Mazzorbetto, nella Laguna di Venezia, dove si trova un forte risalente alla Prima guerra mondiale che ora appartiene ad una sezione scout di Venezia che lo rende prenotabile da tutti i reparti e gruppi d’Italia. Nel forte si trovavano la cambusa e alcune stanze che non abbiamo usato, mentre sopra di esso, nei punti in cui vi erano posizionati i cannoni, le stanze sono state trasformate in cucine, quindi con all’interno un tavolo e i barili nei quali accendevamo il nostro fuoco per cucinare. Già dalla mattina del secondo giorno le cose hanno iniziato a prendere forma, con le prime costruzioni di pionerismo e le attività dedicate alla scoperta della nostra isola. Non particolarmente grande, ma circondata dagli alberi e con punti vista mozzafiato sull’isola di Burano. Le attività si sono susseguite nei giorni ad un ritmo costante, che ci permetteva di godere di ognuna di esse, ma allo stesso tempo di sfruttare il tempo libero per divertirci, con ad esempio le infinite partire a carte che per l’intero campo abbiamo portato avanti, o i momenti dedicati alla cucina dei nostri pasti, alla pulizia delle nostre cucine e dei piatti, il tutto rigorosamente cantando insieme, con il tono più alto possibile.
Come dimenticare gli errori in cucina, quando il pollo non era forse completamente cotto, o quando le polpette diventarono ragù, ma alcuni dei pasti più buoni della mia vita li collego allo scoutismo, perché la soddisfazione nel cucinare su un fuoco e nel saperlo gestire è unica e meravigliosa. Come ogni anno ci sono state delle attività tipiche che non potevano mancare, come la gara di cucina tra pattuglie e la gara di espressione (dove ci si sfida alla miglior scenetta), ma alcune, a causa della nostra location speciale sono dovute essere rivisitate, come la gara di pionerismo, che ci ha portato a costruire delle zattere, con pali, corde e qualche barile di plastica, e quasi tutte le nostre creazioni sono riuscite perfino a rimanere a galla una volta messe alla prova nel canale( sottolineo il quasi della nostra ptg. Gabbiani 🙂 .
Anche le nostre olimpiadi acquatiche sulle canoe sono state un’attività unica, come la nostra caccia al tesoro sull’isola di Burano, dove divisi per pattuglie e senza capi, mettendoci in gioco abbiamo richiesto le informazioni necessarie per svolgere il gioco agli sconosciuti incontrati per le vie della città, facendo amicizie uniche e scoprendo quanto sia facile essere accolti in una città da chi la abita, quanta gentilezza gratuita ci sia stata donata in cambio di semplice curiosità di conoscere e scoprire un mondo diverso dal
nostro. Ma l’attività che più ho amato è stata una delle più semplici, ma non per questo banale: divisi in trii un pomeriggio siamo saliti sulle canoe, e disperdendoci nel piccolo canale della nostra isola, abbiamo iniziato un momento di riflessione personale e collettiva, e parlando di pregi e difetti, di sogni e paure, ho imparato a conoscere lati di chi vedo ogni sabato da 8 anni, che non avevo ancora scoperto.
È stato un momento tanto unico quanto speciale, soli sulle canoe, circondati dall’acqua e illuminati dal sole, in un pomeriggio di agosto che ancora una volta mi ha fatto innamorare dello scoutismo. Scegliere un solo momento del campo che io possa definire preferito però è impossibile, sono affezionata al nostro fuoco al chiuso durante la sera piovosa, dove le voci si sono alzate cantando le nostre canzoni preferite all’unisono, come un unico esploratore, ma allo stesso tempo tutte le risate, tante, tante, tante, tutti i bicchieri d’acqua gettati di nascosto gli uni agli altri, gli sbadigli condivisi che raccontano la stanchezza della felicità, le amicizie che ogni giorno si sono rafforzate, a volte anche inasprite, ma nulla che non fosse possibile risolvere con un po’ di calma. Infatti, durante un campo estivo ci si sente come in un mondo parallelo, dove la nostra vita fuori si blocca per quei 10 giorni, 10 interi giorni nei quali ciò che chiamiamo famiglia si modifica nelle persone ma non nell’aspetto: ci si aiuta nelle difficoltà, ci si ascolta
e si condivide tutto, volenti o nolenti, e ciò che si porta a casa è molto più di una semplice vacanza. Alcuni dei ricordi più belli della mia vita sono avvenuti durante un campo estivo, dove mi sembrava di poter toccare il cielo con un dito, ho raggiunto le lacrime per le risate, mi sono sentita a casa, parte di un grande gruppo, e i bassi che arrivano insieme agli alti, come è normale, sembrano un po’ meno bassi quando si è insieme.
Riassumere un campo estivo in poche parole è impossibile, ma auguro a tutti di poter provare almeno una volta nella vita ciò che io provo ogni volta che un campo estivo finisce, nel momento nel quale ci vengono mandate le fotografie scattate, memorie uniche che conserviamo nel nostro cuore, insieme a bigliettini della posta e al foulard che ogni anno hanno una storia in più da raccontare.
Al mio reparto, e a tutti i reparti, con tanto affetto.
Maddalena, reparto Vajra della Sezione CNGEI di Calceranica al Lago