Come organizzare viaggi e fare cicloattivismo: intervista a Vincenza Lofino

Vincenza Lofino è un’operatrice umanitaria e cicloattivista. Ha percorso in sella circa 4.000 chilometri, prima attraverso la Tunisia, poi, dopo un viaggio in nave, da Palermo a Milano, per raccogliere fondi in favore della Onlus ResQ. Ha poi organizzato un viaggio da Milano a Budapest per supportare un orfanotrofio con Inter Campus Ungheria e da Milano a Brindisi 1.000 km sostenendo la Causa di Refugees Welcome.
Scopriamo i suoi consigli per organizzare un viaggio ed essere una cicloattivista nella nostra intervista.

Vincenza è una consulente per conto di alcune agenzie delle Nazioni Unite, lavorando a favore dei rifugiati e delle comunità più vulnerabili in tutto il mondo. In questo momento collabora con UNICEF Palestina a supporto dei settori Child Protection, Istruzione e Salute delle aree Gaza e West Bank (Cisgiordania).

  1. Come è nata l’idea di fare dei viaggi in bicicletta in Europa e in nord Africa? 
    L’idea del viaggio in bici nasce da una passione scoperta da adulta in seguito ad un’operazione al ginocchio che non mi ha permesso più di allenarmi come staffettista nelle maratone o a calcio (nasco come calciatrice dilettante, passione giovanile ereditata dal papà, ex portiere).
    Una volta operata, il chirurgo stesso mi ha consigliato di abbandonare “il pallone” e dedicarmi ad uno sport che mi permettesse il pieno recupero muscolare, e conoscendo la mia storia di pendolare in bici – non ho l’auto e non guido da 20 anni, quindi da buona “ciclista urbana” nella city milanese, mi sono sempre mossa in bici, che è il mio unico mezzo di locomozione, oltre all’uso dei treni (se ho bisogno di raggiungere persone e luoghi più lontani).
    Ho cominciato pian piano a scoprire questa grande passione spingendomi anche oltre i confini della città in solitaria (perché viaggio da sola in quasi tutti i miei ciclo-viaggi) o in compagnia, quando si tratta di esperienze più contenute nel tempo e nei km.
    Sono una cicloviaggiatrice, ma soprattutto una ciclo-attivista, come amo definirmi, avendo ritrovato nella bici, la chiave per poter coniugare il mio lavoro di umanitaria (attualmente sono consulente per le Nazioni Unite) e la passione per la bici: lo sforzo sportivo dietro queste “ciclopasseggiate” diventa il mezzo di raccolta fondi per le cause umanitarie e sociali che ho a cuore.

  2. Perché farli? Qual è la tua motivazione principale?
    Negli ultimi anni due anni ho percorso più di 8mila chilometri solo per la raccolta fondi a favore di cause sociali che ho sposato (più altri centinaia di chilometri percorsi nella vita quotidiana per andare a lavoro, il famoso “Bike to Work”, oppure durante i weekend dedicati all’allenamento per i cicloviaggi).
    Il cicloviaggio nei Balcani è quindi solo uno dei 4 grandi viaggi che ho fatto in bici per una buona Causa. La scorsa estate ho attraversato 5 paesi oltre l’Italia: Croazia, Bosnia Erzegovina, Serbia, Ungheria in compagnia di altri due cicloturisti come me per un progetto comune: raccogliere fondi per una causa sociale di “Inclusione sociale” di tipo sportivo, a favore dei bambini ospiti di un orfanotrofio di Budapest che rischiava, e rischia tuttora, di chiudere per carenza di fondi, quindi di mettere fine ai propri progetti educativi di inclusione sociale. Siamo partiti da Milano, attraversando i paesaggi magnifici in bicicletta lungo la rotta balcanica fino a destinazione. Una volta arrivati a Budapest e salutati i bimbi dell’orfanotrofio, ci siamo separati con gli altri ciclisti, e ho deciso di proseguire da sola per Bratislava, poi Vienna e infine ho completato il cerchio fino a Milano, meta di arrivo e di partenza.

  3. Avevi già fatto altri viaggi in passato?
    In passato ho percorso altri viaggi e sempre in solitaria. Preferisco i viaggi da sola, sono maggiormente in connessione con me stessa e con il paesaggio circostante. È un’esperienza più meditativa, mi riporta inevitabilmente alla ricerca introspettiva e poi mi rilassa maggiormente, e mi fa stare bene. I viaggi in passato non sono stati molti perché ho cominciato a viaggiare in bici relativamente da poco, ma non potrò mai dimenticare il mio primo ciclo-viaggio che ho anche tatuato sul polpaccio destro. Indimenticabile: dalla Tunisia a Milano per circa 4.000 km, nel 2022. Dapprima ho fatto il giro della Tunisia che di per sé sono già ben 1.400 km, poi approdata a Palermo con la nave da Tunisi, sono risalita per lo stivale, facendo una grossa deviazione per il Salento, la mia terra d’origine, e risalire di nuovo dal lato della costa ionica fino a meta.
    Anche per questo viaggio ho sposato una causa umanitaria per me speciale. Si tratta di una raccolta fondi a favore di ResQ – People Saving People: la nave italiana di soccorso nel Mediterraneo impegnata nel salvataggio delle persone in mare. Anche in questa occasione mi sono avvalsa dei mezzi moderni della tecnologia per raccogliere fondi attraverso i miei canali social collegati direttamente su piattaforme online di crowdfunding che ha poi destinato l’intero raccolto all’Organizzazione scelta, in quel caso per ResQ. É una prassi che ho tenuto e seguito per ogni ciclo-viaggio a motivo solidale.
    Poi il già citato tour nei Balcani di 2.300 km a favore di Inter Campus Ungheria (eh si, sono una gran tifosa interista, tra le altre cose) .
    Poi la trasversata da Milano a Brindisi: 1.000 km sostenendo la Causa di Refugees Welcome, e altri mini ciclotour senza raccolta fondi che sono serviti da “allenamento” Milano-Ginevra attraverso le Alpi e il Passo del Sempione (400 km circa), il tour del Salento (500 km) e spero ci sia molto presto una nuova ciclopasseggiata a breve, sempre con finalità sociale.
  1. Parlando dell’aspetto sociale del tuo viaggio. La bicicletta per te si sta dimostrando un mezzo di esplorazione e di impegno civile. Cosa hai imparato/stai imparando da questa esperienza?
    Esatto, attraverso la bici mi alleno e svolgo in parallelo anche iniziative di volontariato, di raccolta fondi e soprattutto di sensibilizzazione verso cause che sento mie e sono tutte interconnesse; attraverso la bici non mi occupo solo dell’aspetto sociale e umanitario, ma mi faccio strumento con il mio impegno anche dell’aspetto del “viaggio” stesso, del cicloturismo appunto, con il suo messaggio di sensibilizzazione sul piano ecologico.
    La bici ha in sé il suo impatto, anzi il suo zero impatto ambientale, essendo il mezzo più ecologico che esista, fondamentale nella transizione ecologica per combattere la crisi climatica in atto, soprattutto dei centri abitati, dove mi sono data un gran da fare insieme a tanti amici appassionati ciclisti come me, che viaggiano o semplicemente si spostano in bici come me, con i nostri comitati ciclistici urbani.
    Il mio attivismo infatti vuole farsi strumento di un messaggio: è possibile viaggiare, e visitare i posti utilizzando anche solo la bici che può trasportare, con un’adeguata attrezzatura, l’indispensabile per muoversi e girare il mondo, da soli e da SOLE come donne, nonostante lo stigma sociale, o in compagnia. Sempre più persone stanno scegliendo di spostarsi optando per il cicloturismo, non solo per una questione ambientale, ma anche di salute e scelta di vita consapevole.
  1. Hai avuto incontri o esperienze particolari con le comunità locali che hai incrociato lungo le tue rotte e impatto hanno avuto?
    Durante il viaggio, non solo ho attraversato paesaggi e luoghi interessanti, ma i momenti più belli e memorabili lungo il percorso sono stati gli incontri ai quali ho dedicato i miei post e i miei versi migliori (scrivo sul mio blog/sito personale) e mi diletto nella creazione di versi liberi. Lungo la strada si incontra una moltitudine di persone di diversa estrazione sociale, etnica, o condizione di vita. Io nella diversità ci sguazzo perché mi interessa la grande commedia umana fatta di storie e racconti più avventurosi dei miei stessi, come l’incontro con persone che scelgono di abbandonare la città per vivere nella natura e aprire un “santuario” di animali, nel nulla della campagna del foggiano lungo la mia ultima rotta Milano-Brindisi, o come la famiglia di beduini ciclisti nel deserto di Douz, in Tunisia. Erano in 7: 5 ragazzi + i loro genitori e non hanno un auto, ma si muovono in bicicletta. Loro mi hanno ospitata nella loro umilissima dimora e mi hanno fatto sostare per ben 2 giorni e due notti. Ho anche celebrato con loro l’ultimo giorno del Ramadan, il periodo di raccoglimento musulmano di preghiera, digiuno e riflessione, digiunando insieme a loro e poi via con la grande festa di chiusura, chiamata “Eid” con tutta la grande famiglia dei parenti che mi hanno invasa letteralmente di domande e attenzioni!

  2. Quali sono state le sfide fisiche più dure che hai affrontato durante questo lungo
    percorso in bicicletta? Dove dormi di solito?
    Decisamente le montagne sui Balcani! O il Passo del Sempione.. Salire ad un dislivello di 20 mila metri distribuiti in più giorni, con una gravel (la mia bici in acciaio) che pesa 15 kg di suo + le borse, e tutto l’occorrente per un viaggio di molti giorni più te stessa, richiede allenamento fisico, ma soprattutto mentale.
    Per gli alloggi, quando sono in solitaria, opto sempre per la soluzione low-cost, di solito mi faccio ospitare da amici, famiglie e conoscenti, come è successo per il mio lungo viaggio in Tunisia di due mesi. In questa maniera posso ascoltare le loro storie e intrecciare nuove amicizie o rinsaldarle se si tratta di persone che non vedevo da molto tempo. Oppure la tenda in periodi estivi e luoghi dove è possibile campeggiare. E in questo in Italia stiamo sempre migliorando, ancora lontani però dall’esperienza outdoor dei paesi più accoglienti e aperti al cicloturismo che mettono a disposizione
    mezzi e strutture per farlo in totale sicurezza, ma ci arriveremo!
    Mentre in situazioni più particolari, o di poca sicurezza, o se non si è da soli per una questione pratica di solito si può optare per ostelli, o strutture economiche per comodità o per una logistica più svelta e per rispondere alle esigenze di tutti. Non tutti sono pratici o adattabili ad una tenda! Nella mia esperienza ho anche avuto la fortuna di incrociare diversi cammini che normalmente si svolgono a piedi, ma è possibile anche trovare i percorsi in bici, parlo della Via Francigena o del Cammino di Don Tonino Bello in Puglia. In questi casi sono stata ospitata dai monaci nei monasteri, o in strutture convenzionate con i cammini. L’importante è cogliere l’opportunità del cammino dolce, che sia a piedi o in bici. E sentirne la sua straordinaria bellezza e potenza meditativa. Per questo preferisco viaggiare sola.
  1. Come hai preparato il tuo corpo e la tua mente per affrontare una sfida così impegnativa come questa? Hai seguito una preparazione fisica specifica? E quali consigli vorresti condividere con chiunque sia interessato a intraprendere un viaggio in bici o ad avvicinarsi al volontariato attraverso il cicloturismo?
    Esattamente proprio questo è il punto: la preparazione. Non si improvvisano viaggi e cicloviaggi. Ci si arriva con la preparazione, un un minimo di esperienza di viaggi in solitaria, un minimo di conoscenza di meccanica di emergenza in caso di guasti (perché càpitano!) e di sopravvivenza, in particolare se ci si avventura in posti remoti (o desertici come nella mia esperienza), poi tanta capacità di adattamento e tantissima voglia di non arrendersi.
    A seconda del viaggio che si intende intraprendere è importante prepararsi con un’attrezzatura, una bici adeguata al giro che si intende fare e alla tempistica che si stabilisce e programma a priori. La preparazione deve essere quindi prima di tutto psico-fisica: essere allenati soprattutto se si sfidano le altezze che purtroppo io non sopporto e non riesco mai bene perché sono sempre molto carica con la mia bici con portapacchi…come le montagne in Bosnia o come sul Passo del Cisa o lungo la Sila in Calabria!
    Essendo un’ex calciatrice ho potuto accorciare i tempi di allenamento che ho portato avanti nei mesi precedenti, tipo weekeed in bici, o crossfit, ma senza esagerare.
    Anche la preparazione logistica è fondamentale: pianificare il proprio percorso e creare una rete di contatti sul percorso, o di punti di contatto con famiglie/amici, immaginando delle soste su questi, in caso di emergenza.
  1. Che bici utilizzi?
    Ne ho un paio diverse, a seconda della tipologia di viaggio, strade e ciclovie/sterrate e bianche, facile (percorsi su strade in Europa) – facilissimo (Nord Europa)- difficile (deserto). Per quanto tempo dovrò stare? Un mese, o meno, o di più? In base a queste informazioni necessarie di partenze, si assetta una bici con portapacchi anteriori e posteriori, o solo anteriori, o solo sottosella.
  2. Cosa non bisogna assolutamente dimenticare?
    Le mappe! Che siano digitali, o cartacee alla vecchia maniera. Anche se ormai ci sono moltissime applicazioni gratuite che permettono di poter essere consultate anche offline per chi si dovesse trovare in zone con pochissima connessione dati. E ovviamente una connessione dati che permetta di essere rintracciabile in caso d’emergenza (lo stesso Maps di google permette di avere sotto mano le coordinate GPS, senza necessariamente dotarsi di dispositivi costosi tipo il SAT phone.. a meno che non si parta davvero in spedizione in Antartide, tipo l’ultracyclist Omar Di Felice, superman!)
    E poi soprattutto conoscersi e conoscere i propri limiti fisici e psicologici. Ad esempio, nei momenti di maggiore scoramento dovuto agli incidenti di percorso che possono inevitabilmente accadere (come guasti meccanici – forare, spaccare la forcella a seguito di un incidente stradale, oppure incorrere ad incidenti di salute come un’intossicazione alimentare, o l’insolazione con 40 di febbre ecc..) mi ha aiutato molto focalizzarmi sull’obiettivo che nel mio caso era la raccolta fondi per quella speciale causa sociale per la quale avevo attivato tutta la macchina di preparazione e logistica. È stato fondamentale per me, “fare l’impresa” senza dimenticare che i momenti negativi e di sconforto possono normalmente capitare. Ecco, dipende dalla motivazione che ti spinge a farlo, ma senza essere/fare gli eroi. Se ci rende conto di non farcela, o ancora più gravemente, si è in pericolo, è necessario non andare oltre i propri limiti e non appena si giunge un luogo sicuro, si torna a casa soddisfatte/i di se stesse/i e del traguardo raggiunto fino a quel momento.
  3. Hai in progetto altri progetti futuri legati al volontariato o al cicloturismo? Cosa ti
    aspetti di fare in futuro? 

    Per il momento mi sto dedicando molto al mio lavoro che mi vede e mi vedrà anche nei prossimi mesi, impegnata sul campo. Sono un’umanitaria quindi spesso viaggio all’estero per seguire i progetti umanitari di persona sul campo, senza far mancare mai una bicicletta anche quando sono in Africa o in Medio Oriente, laddove mi è possibile temermi allenata e pedalare in condizioni di relativa sicurezza.
    Il prossimo viaggio però è alle porte: è un progetto condiviso di supporto che si chiama “Ride 4 the Sunbirds” che porterà un gruppo di ciclisti e attivisti da Milano a Roma a solidarizzare e a raccogliere fondi da destinare interamente al supporto dei “Gaza Sunbirds” un gruppo di circa 20 paraciclisti palestinesi che si stavano allenando per partecipare alle prossime paraolimpiadi.
    Dal 7 ottobre non è stato più possibile questo purtroppo a causa del conflitto tuttora in corso e che vede e ha visto la sofferenza e la morte di più di 30 mila civili palestinesi. Dal 7 ottobre i Gaza Sunbirds hanno deciso di prestare il loro servizio al fine di raccogliere e distribuire beni di prima necessità alla popolazione civile. La nostra iniziativa nasce come risposta pacifica e costruttiva in supporto al popolo palestinese, pesantemente colpito dal conflitto in atto cuole anche stimolare un dialogo costruttivo sulla situazione palestinese e incentivare all’attivismo in supporto alle famiglie colpite dal conflitto.
    La “ciclopasseggiata” si svolgerà tra il 25 aprile e il 1 maggio e partirà da Milano fino a Roma passando per: Parma, Bologna, Firenze, San Quirico d’Orcia e Bolsena.
    Tutti i ciclisti che ci vorranno accompagnare lungo il percorso saranno i benvenuti, aperti a tutti coloro che volessero aggregarsi al gruppo lungo il cammino. Ci potete seguire sui nostri canali social, o su i miei personali – dove si trovano anche le storie dei precedenti viaggi.

    Mi trovate su Instagram, Facebook e sul mio sito personale: www.vincenzalofino.com.


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