Entra in modalità Sopravvivenza: Hunger scout – TECNICAMP 2022

Dal 29 al 2 agosto si sono svolti i Tecnicamp nella Base CENTRO Le Salaiole (FI). Ecco il racconto fresco fresco di una Esploreporter che ha partecipato al corso di “sopravvivenza” Hunger Scout.

Oggi è soltanto il tre settembre e sto scrivendo di getto questo articolo per urlare a tutti la mia gioia: SONO SOPRAVVISSUTA AL TECNICAMP DI SOPRAVVIVENZA! SONO UFFICIALMENTE UN HUNGER SCOUT! Il campo è finito solo ieri ma io mi sento già un’altra persona.

Per partecipare a questo tek ne ho passate di tutti i colori; convincere i miei genitori a fare ore di treno per fare il più folle dei corsi non è cosa scontata; io e la mia compagna abbiamo fantasticato ogni sorta di attività ma nessuna è stata in grado di descrivere pienamente questa esperienza.

Abbandonare le comodità e gli agi effimeri della vita quotidiana per immergersi totalmente in un ambiente nuovo, assaporare le giornate con essenzialità, ecco cosa significa essere un hunger scout: sapersela cavare con poco, e sapersi divertire con poco, aggiungerei.

In questi giorni, io e i miei 18 compagni ci siamo letteralmente lanciati in una puntata di Bear Grylls: abbiamo usato un cocco come gavetta fino a sentire dopo ogni pasto l’odore del precedente ancora impresso; fatto un hike di cinque ore bardati di panta-zaini imbottiti dello stretto indispensabile; dormito in rifugi di telino o perfino fatti soltanto di rami e foglie (inutile dire che quella notte ha pure piovuto); cucinato su torce svedesi ed essersi nutriti esclusivamente di tonno, fagioli e panzanella; ci siamo sentiti dire “andate nel bosco a cercare la cena per stasera”, finendo per mangiare insalata di tarassaco appena colto dal prato…più estremi di così si muore!

Ammetto che spesso e volentieri ho dubitato di fronte a queste sfide, ma vedere che invece ce l’ho fatta, e che anzi non è stato affatto male, è la più grande soddisfazione che si possa ricevere. Scoprire che i nostri limiti sono soltanto autoimposti e che nulla ci vieta di superarli, basta solo un pizzico di coraggio e di curiosità! Dando per scontato, però, che come nel mio caso si abbia la compagnia migliore mai desiderata. Esplo da tutta Italia, nautici e non, che insieme a me hanno affrontato tutto questo e con i quali tutto si è rivelato più divertente ed entusiasmante. Condividere aneddoti intorno al fuoco, imparare bans e canti nuovi, tornare a casa con un accento romano-toscano senza accorgertene. Fare cavolate, rotolare sul prato nei sacchi a pelo e giocare a carte la notte. Incidere il palo dell’alza sbagliando a scrivere (ormai siamo hunger scout, altro che scout) e firmarci i foulard fino a non avere più spazio.

Merito anche dei fantastici capi, che hanno condiviso con noi le loro conoscenze e hanno saputo farci apprezzare questo stile di vita alternativo. Ora che ci penso su questo campo è stato anche un mezzo paradosso: in fondo non ho imparato solo a sopravvivere, ho imparato anche come vivere a pieno! E ricordate: L’HUNGER SCOUT PAURA NON NE HA!