- 02 Aprile

La legge scout ci indica come comportarci durante la pandemia

Ogni qualvolta vedo filmati o fotografie di assembramenti nelle piazze o nelle vie dello shopping, o in quegli spazi un tempo dedicati alla cosiddetta “movida”, esistenti in ogni città e paese d’Italia, e vedo che molti dei giovani e meno giovani non portano o portano male la mascherina, non posso fare a meno di chiedermi: “Ma tra questi ci sono degli Scout?”.
La risposta che mi do è purtroppo positiva. Anzi, negativa: sì, molto probabilmente ci sono. Siamo tanti in Italia, forse più di 250.000, e superiamo di molto i 500.000 se consideriamo tutti quelli che per un certo periodo più o meno lungo hanno portato il giglio o il trifoglio sulle loro vesti e poi hanno deciso di percorrere altri sentieri, portandosi dentro, comunque, l’impronta che i nostri Valori incidono nei cuori.
Ed allora penso ancora: ma quanti di questi non portano la mascherina o la portano male? In modo tale da non proteggere neppure se stessi? Non mi so dare risposta.

Penso però alla nostra Legge, quella di BP, che chiede ad ogni scout l’impegno d’onore di fare del proprio meglio per meritare fiducia. Ma, aggiungo, anche di coltivare la propria di fiducia. Quella fiducia che permette di fortificare il proprio carattere e di crescere in modo equilibrato ed aperto al mondo.
E penso ancora: perché allora, in questo tempo di pandemia, uno scout porta la mascherina abbassata o non la porta affatto? Forse per allinearsi al gruppo? Per mimetizzarsi dentro di esso? Per non sembrare “diverso”? Ben sa però che, così facendo, egli erode la stima verso sé stesso e offusca la propria personalità per compiacere altri.
Questo comportamento, è bene saperlo, ha un costo in termini di cura e di crescita del proprio carattere. Ci si pensa mai a questo?

Ma poi, si ha coscienza dei possibili effetti diretti, non proprio secondari, del venire meno al proprio impegno, alla propria promessa di osservare la Legge?
Quale stima e fiducia, e quale Onore, io coltivo, se mi assoggetto al ruolo di veicolo consapevole del virus che mi “usa” per muoversi e danneggiare il prossimo? Anche il “mio” prossimo stretto, quali nonni e genitori, ed altre persone con le quali entro in contatto? Magari più deboli perché portatori di altre patologie.
Qualcuno dirà: ma non è detto che sia proprio io ad aver veicolato il male che ha colpito tizio. Ed è vero!
Non vi è e non ci sarà mai, o quasi, un rapporto diretto, univoco, tra X probabile portatore ed Y che si è ammalato, perché il virus “lavora” sui grandi numeri.

Questo però non ci assolve, perché il male è subdolo, e proprio per quanto appena detto una delle strade efficaci che abbiamo per combatterlo è quella di proteggere noi stessi per proteggere anche gli altri.
“Lo Scout considera suo onore meritare fiducia”. Questo è il primo articolo della Legge dello Scout; anche per la Promessa che abbiamo prestato, e che ci impegna per la vita, noi dobbiamo garantire agli altri, al nostro prossimo vicino e meno vicino, che di noi in quanto scout possono avere fiducia, perché non rinunciamo al nostro impegno di dare il contributo di un corretto atteggiamento nella osservanza delle disposizioni, emanate da chi ne ha la responsabilità, per ostacolare la diffusione del pericolo.
E non ci importa ciò che fanno di diverso gli altri, perché noi abbiamo una Legge che ci indica la retta via da percorrere.

Guido Corda