- 06 Maggio

Ecco il libro “Mamma che Rover”. Storie, racconti e visioni da un campo scout

“Mamma che Rover. Storie, racconti e visioni da un campo scout”. Questo il titolo del libro edito dalla Giazira scritture e nato al campo nazionale CNGEI “Estate Rover 2024” che si è tenuto lo scorso agosto a Soriano nel Cimino (VT).

Mamma che Rover

Titolo: “Mamma che Rover! Storie, racconti e visioni da un campo scout”
Autori: AA. VV.
Illustratrice: Beatrice Conte
Formato: 14,8 x 21 cm
108 pagine
Prezzo: 13,00 euro
ISBN: 978-88-99962-81-4

Potete acquistare il libro su Amazon o dal sito di Giazira.


«Si tratta di un’idea nata a partire dal laboratorio di scrittura creativa Apparòle – spiega Cristiano Marti, editore ed esperto di storytelling – Quando mi è stato proposto di lavorare con gli adolescenti alla creazione di racconti, ho subito pensato che farne nascere un libro sarebbe stata una sfida interessante da cogliere».


Una sfida che per primi hanno raccolto gli stessi Rover CNGEI, scout tra i 16 e i 19 anni, capaci di trasformare ogni suggestione in trame e personaggi che hanno accompagnato in ogni loro evoluzione:
«Ogni storia ha visto la partecipazione dai cinque ai dieci ragazzi. Ognuno è partito condividendo una parola. A partire da quella si sono scelti protagonisti e ambientazione, sviluppando insieme l’intera storia».


Il risultato?
«Non un semplice libro – risponde Cristiano Marti – ma un concentrato di mondi e valori che gettano luce sulla vivacità e la visionarietà dei ragazzi».
Non è un caso, infatti, che nel titolo compaia la parola “visioni”, come spiega lo stesso editore: «Il potere della scrittura creativa è quello di farci capire, attraverso la creazione di storie, come vorremmo che vada la nostra vita. Le scelte che facciamo compiere ai personaggi sono le stesse che faremmo noi dal vivo se ci trovassimo al loro posto. Con una differenza: gli adulti col passare del tempo perdono il coraggio di far coincidere desideri e vita reale. Nei ragazzi invece questa coincidenza è ancora salda, ed è un valore che devono sapersi tenere stretto, perché è l’unico modo per vivere ascoltando le proprie
verità».


Un valore, quello della verità, che durante il laboratorio Apparòle è emerso in ogni sua sfaccettatura:
«È stata un’esperienza stupenda proprio perché i ragazzi hanno messo in gioco le loro verità. Dai dibattiti su come far evolvere un personaggio alle discussioni su quale destino riservare a una coppia, tutto è stato vissuto da loro in maniera intensa», in un crescendo di partecipazione che è proseguito anche dopo la fine del campo.

«Se possibile, il ritorno a casa è stato ancora più emozionante – commenta Cristiano – Ho continuato a ricevere mail e messaggi da Rover che volevano proseguire i loro racconti».
E in un caso, anche illustrarli:
«Da quest’ultimo punto di vista, la scoperta incredibile è stata Beatrice Conte, una ragazza alla quale, dopo aver ricevuto l’illustrazione del suo racconto, ho deciso di affidare l’intera raccolta».
E così “Mamma che Rover” è diventata un’opera che non si limita soltanto a farsi leggere, ma anche a farsi guardare.
Perché la verità dei ragazzi non sta soltanto nelle parole che raccontano al mondo, ma anche nell’immagine che decidono di offrire.