Giochi scout: Torneo Regionale di Roverino – Lazio 2018
Torneo Regionale di Roverino – Lazio 2018
L’immagine dei miei capi che quasi mi implorano di giocare a roverino, esasperati dalla mia solita partecipazione passiva o svogliata in qualsiasi gioco di squadra, è stata una delle costanti che ha caratterizzato i miei fantastici anni di Reparto.
Qui che scrive è un’esploratrice dell’ultimo anno che, per chissà quale processo psicologico, cerca di scoprire in tutte le sue ultime esperienze di reparto l’entusiasmo un po’ nostalgico che aveva ai tempi del primo anno.
Qui che scrive è quindi una delle persone meno sportive e competitive di tutto il CNGEI – almeno fino a poco tempo fa – ma allo stesso tempo reduce dalla finale della prima edizione del Torneo Regionale di Roverino nel Lazio, che ha avuto luogo domenica 13 maggio al parco della Caffarella, Roma.
Cos’è Roverino?
Per chi non sapesse cos’è “Roverino”: si tratta del gioco scout più quotato da fare in squadra e all’aperto.
Due squadre, un portiere a squadra, un bastone a portiere, un cerchio di gomma o corda (il roverino) da lanciare e centrare con il bastone del portiere. Facile no?
No.
Tutte le regole che ci sono in mezzo la rendono un’impresa assai ardua: attenzione agli “scalpi”, al numero di passi e passaggi e, nel dubbio, corri, corri sempre!
Per fortuna, non si gioca soli. Anzi, la parte più bella è nell’essere parte di una squadra. E te ne accorgi quando, al termine del torneo, senti una sensazione di nostalgia verso il clima che si era creato, l’intesa che stava nascendo fra te, la tua pattuglia e le pattuglie appena conosciute, come se avessi giocato con loro per tutta la vita e quasi vorresti non dover smettere, nonostante il dolore ai muscoli, i piedi che gridano vendetta e il sole che brucia sopra la testa.
Il Torneo di Roverino è stata una rivincita!
Il torneo è stata una vera e propria Occasione. Per me ha rappresentato una rivincita verso me stessa, verso tutte le mie convinzioni su quanto fossi inadatta a qualsiasi gioco o sport, anche in ambito scout, ma è stata anche l’opportunità di conoscere persone fantastiche e vivere davvero al meglio quella che avrebbe potuto essere una normalissima domenica mattina.
Giocare nella finale di un torneo scout era da sempre stata un’utopia. Da sempre, ammiravo le squadre più forti come se fossero dotate di qualche super potere. Giocando, domenica, mi sono resa conto che l’unico potere è nella squadra, nel divertimento e nella voglia di mettersi in gioco, senza mai prendersi troppo sul serio.
Me ne sono resa conto quando, un minuto prima di iniziare a giocare la finale, ho rivelato agitatissima alla mia squadra: “Ho paura”.
E Leonardo, il nostro capitano, mi ha risposto: “Ma paura di cosa? Siamo in finale Gala, e anche se non lo fossimo stati, o anche se non dovessimo vincere, dove sarebbe il problema? Siamo la squadra-rivelazione, abbiamo giocato bene e soprattutto ci siamo divertiti! Praticamente abbiamo già vinto!”
Ed era vero. Non abbiamo vinto l’ultima partita, non abbiamo ricevuto premi, ma al termine del gioco io ho pianto di gioia. L’emozione della competizione, quella bella e sana, ha cominciato a bollirmi dentro per tutti gli anni in cui l’avevo ignorata. La consapevolezza di aver giocato bene, non per particolari doti sportive ma per il semplice fatto di aver dato tutta me stessa per divertirmi e per far divertire gli altri giocatori, è stata una sensazione davvero bella e vitale.
I miei capi avevano ragione: c’è un motivo se gli scout giocano, se esistono Roverino, Palla Scout, Bandiera Svizzera e tanti altri giochi. Io ci sono arrivata un po’ tardi, forse, ma sono davvero contenta di averlo capito.
Così contenta che non vedo l’ora di rotolarmi di nuovo sull’erba, di provare a fare un punto, di correre fino a stancarmi e di condividere questi piccoli momenti di entusiasmo con gli altri.
Tutto questo l’ho capito grazie al Torneo regione di Roverino. Un evento inaspettatamente bello che spero si ripeta negli anni fino a diventare una tradizione.
Galatea, Reparto Brownsea di Ariccia (RM)