Giornata della Memoria 2022

I rover erano titubanti. Molte delle persone che avevano iniziato con non la visita non volevano proseguire. Ritenevano di aver visto, udito, forse capito troppo. Perché un conto è quando le scene le vedi nei film che fanno di tutto per ricostruire fedelmente. Un altro è quando i luoghi li visiti davvero. Quando senti il freddo anche se non fa freddo. Quando di intristisci anche se non eri triste. Quando non parli anche se avresti voglia di farlo. Eppure era necessario proseguire. E così, da Capo Compagnia, spinsi i rover a farlo.

Perché la barbarie di Oświęcim, quel lembo di terra polacco noto solo col nome tedesco di Auschwitz, non si completa se non vai anche a Birkenau. Se oltre alle fucilazioni, alla stanze delle torture, ai riti di ingresso e smistamento, non vedi anche le baracche, non calpesti il terreno che ospitò le camere a gas. Se non  ti senti dire che anche nei dormitori si lottava. Ci si contendeva il letto in alto, perché la notte il gelo e la stanchezza ti impigrivano e il pitale era troppo distante per raggiungerlo. Sicché potevi fartela addosso e chi stava sotto di te doveva subire anche quello.L’odore del legno che ospitò la disperazione, il rumore del vento che non fu mai capace di portare i lamenti di tante persone al di là della cortina ferrea che li rinchiudeva, lo spazio immenso lasciato al silenzio, ecco, tutto ciò deve essere provato. Non basta vederlo al cinema. Perché al cinema sono coinvolti due sensi. Mentre lì, sul posto, non ne è risparmiato nessuno.

Quando pensiamo a educare, a rendere i nostri giovani agenti di cambiamento, dobbiamo essere capaci di regalare loro esperienze. Opportunità che ti fanno porre domande, anche se molte di essere resteranno senza risposta.Nel giorno che il mondo dedica alla memoria, non cessiamo di spingere le nostre ragazze, i nostri ragazzi, a porsi queste domande.

E ricordiamoci di tutti, del genocidio cambogiano ad opera dei khmer rossi e di quello armeno narrato dalla Masseria delle Allodole, il toccante romanzo di Antonia Arslan che i fratelli Taviani hanno saputo magistralmente trasformare in pellicola; della strage con cui in tre mesi furono trucidati in Rwanda un milione di hutu e tutsi e di quella più vicina a noi, a Srebrenica, dove perirono ottomila innocenti per mano serba. E delle altre che purtroppo riempiono i nostri libri e ingombrano le nostre coscienze.

Ricordiamoci di parlarne, di leggerle, di vedere un film insieme, di ascoltare il racconto di chi ne sa più di noi. E prepariamoci anche a viverle, coi limiti del caso. Perché imparare facendo vuol dire anche questo. Perché se passiamo nei tunnel di Sarajevo o guardiamo i binari di Birkenau, proveremo qualcosa.
Lo proveremo anche noi e non solo i giovani cui avremo offerto questa opportunità. Poi, chi tra noi, tra giovani e adulti, saprà reagire e rielaborare meglio, non lo sapremo mai. Ma non importa. Avremo visto, udito. Finalmente capito.

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