Mare, plastica e tutto il resto: inquinamento e pulizia delle spiagge
Mare, plastica e tutto il resto: inquinamento e pulizia delle spiagge
Sabbia, conchiglie, un po’ di mare, qualche arbusto (dipende dalla location scelta), alcuni ossi di seppia qua e là, qualche sfortunata medusa. Basta così? Spereremmo di sì, ma purtroppo non sempre le spiagge sono così pulite.
Quello che proprio non ci dovrebbe essere sono i milioni di rifiuti, principalmente in plastica e ferro. Questi detriti “extra” non solo non servono, ma inquinano e sono estremamente dannosi per l’ecosistema costiero.
Pulizia spiagge: come fare? Istruzioni per l’uso
Andiamo subito al sodo: ci sono tanti modi per essere cittadini attivi e uno di questi è impegnarsi nella pulizia di una o più spiagge, per riportare almeno parzialmente un dato ecosistema al suo originale stato di conservazione.
In questo articolo parleremo brevemente di come fare per pulire una spiaggia.
Ci siamo fatti aiutare da Elisa Fiorenzani, 32 anni, nata a Piombino(Li), attivista, laureata in informatica, curatrice e ideatrice della pagina “Love the sea like me” (Instagram e Facebook).
Ecco quindi gli step fondamentali per pulire una spiaggia:
- Prendine coscienza
- Organizzati
- Trasforma te stesso.
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Prendine coscienza. La spiaggia, il mare, gli scogli
Avrai notato sicuramente i milioni di frammenti (spesso colorati) di plastica che si confondono tra la sabbia e le conchiglie. Se non ci hai mai fatto caso, ti sfidiamo a farlo. Quando qualcuno ci verrà a dire che non ne ha trovato neanche uno, allora significherà che il mondo, o parte di esso, sarà salvo.
Semplicemente, quei pezzetti di plastica non dovrebbero essere lì. Sono i residui di oggetti che per giorni, mesi, anni e decenni, sono stati in mare e hanno galleggiato per chilometri e chilometri (scopri la storia delle paperelle di gomma).
Se ti capita di vederli, significa che fortunatamente non sono finiti in bocca a qualche pesce o mammifero marino.
La brutta notizia è che questi rifiuti potrebbero ancora finire nello stomaco di qualche animale: per via del continuo movimento delle maree, infatti, se qualcuno non interviene eliminando questa plastica dalla spiaggia, alla prima mareggiata il mare se la riprenderà e questa continuerà a galleggiare nell’acqua fino a che uno sventurato animale non la scambierà per cibo, oppure fino a che non si frammenterà in pezzi talmente piccoli da finire nella catena alimentare umana (alcune info sulle microplastiche).
Continuando a passeggiare sulla spiaggia, non possiamo far finta di non notare i milioni di filtri di sigaretta che infestano le rive. O meglio, a volte il nostro occhio è talmente assuefatto ad essi che i mozziconi possono camuffarsi e sembrarci dei sassolini bianchi.
Quello che dovrebbe essere fatto in questo caso è “ri-calibrare” l’occhio, renderci conto che i filtri di sigaretta sono ovunque; non c’è metro cubo di spiaggia che non sia contaminato. Purtroppo non sono biodegradabili e anch’essi (forse più ancora di tanti altri rifiuti) contribuiscono alla formazione delle cosiddette micro-plastiche.
Il nostro pianeta è in una crisi ambientale profonda, la cui causa principale sono le (molte) cattive abitudini dell’essere umano. Gettare le sigarette a terra è una di queste. Forse, prima di pensare alla conquista di Marte, sarebbe opportuno imparare a conquistare i cassonetti della spazzatura a bordo strada.
Una volta “fatto l’occhio” sulla sabbia, sarà opportuno rivolgere la propria attenzione alla “terra di nessuno”: solitamente, esiste una striscia di terra situata alla fine della spiaggia (vicino alla strada o alla pineta), che non appartiene a nessuno, perché a nessuno interessa.
In alcuni casi, qui si formano delle vere e proprie discariche. L’attenzione in questa zona andrebbe rivolta ai piccoli arbusti che crescono più o meno compatti in tutto il litorale. “Sacchi, sacchetti, buste, bustine, bottiglie, cannucce e i loro involucri, pannolini, ruote di auto, reti di pescatori (anche intere), taniche di benzina sono alcuni degli oggetti che si possono trovare più comunemente.”
Sembra un racconto di qualche discarica abusiva narrata nel libro Gomorra, invece è ciò che si presenta agli occhi di tutti noi molto più spesso di quanto si creda.
Elisa ci racconta: “In 3 ore, una mattina, sono riuscita a togliere dalla spiaggia del quagliodromo (Piombino, provincia di Livorno) 80 bottiglie di plastica, 30 bottiglie di vetro, 5 cassette di polistirolo, 3 salvagenti, 3 taniche di benzina e altri oggetti sparsi. Il tutto è stato documentato con foto e video e messo nel mio blog. In un’altra occasione 60 persone, sempre in 3 ore, durante una pulizia sono riuscite a togliere tonnellate di rifiuti dalla spiaggia.”
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Organizzati. Cosa serve per pulire una spiaggia? Strumenti e attrezzi
I guanti da lavoro possono rivelarsi compagni preziosi. La maggior parte dei rifiuti trovati sulla spiaggia sono spesso lavati e lucidati dal mare, quindi relativamente innocui; a volte, però, alcuni pezzi di plastica restano incastrati nei rami e i guanti sono una buona protezione. Inoltre, capita di trovare rifiuti lasciati da pescatori (ami, scatole delle lenze etc…) oppure rifiuti vari, anche assurdi, come serbatoi di automobili e altri oggetti, potenzialmente taglienti e pericolosi.
I sacchi per raccogliere la spazzatura, per ovvie ragioni, sono un altro elemento fondamentale.
Sacchi e guanti, semplice no? Non proprio, ecco un altro racconto di Elisa:
“Inizialmente quando passeggiavo sulla spiaggia non mi armavo di guanti e sacchi, andavo in spiaggia per il gusto di andarci. Con il passare dei giorni, il mio senso di inutilità cresceva e quindi ho iniziato a raccogliere i rifiuti che trovavo incastrandoli tra di loro o ingegnandomi ad usare ciò che trovavo. Per assurdo sacchi o cassette di polistirolo non mancavano mai tra i rifiuti e quindi usavo quelli come contenitore.”
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Trasforma te stesso: La pazienza sta alla base di tutto
“Sarò onesta”, dice Elisa. “Andavo sulla spiaggia per rilassarmi, ma tornavo a casa più incavolata che mai. Mi sentivo pure stupida; rendersi conto di quanta spazzatura ti circonda è frustrante.”
Si può essere indifferenti, insofferenti ed andare al mare, cercando il proprio angolo di pace, fare un bagno e tornare a casa, oppure decidere di agire in prima persona.
“Col passare degli anni ho deciso di documentare ciò che riuscivo a trovare e che gettavo negli appositi contenitori (la maggior parte delle cose che troviamo in spiaggia sono riciclabili). Documentando e condividendo sui social ho scoperto un nuovo mondo.
Esistono tante e tanti come me in tutto il mondo e questo mi ha dato speranza.
Ho deciso così di diffondere in qualche modo il mio nuovo modo di fare e di essere, al fine di coinvolgere qualcun altro nella mia zona. È stato bellissimo, qualcosa si è mosso.”
In un anno, Elisa è riuscita a creare una rete di contatti aventi la sua stessa premura per l’ambiente e sono state così organizzate tutta una serie di iniziative, con il fine ultimo di mettere l’ambiente al centro.
“Pasta is better than plastica”
Sempre nella stessa giornata era possibile riportare al gestore del locale un bicchiere pieno di mozziconi di sigaretta raccolti sulla spiaggia, per averne in cambio uno pieno di una bevanda a scelta.
Elisa tiene a precisare che, nel caso dovesse ripetere questo evento, cercherà di soddisfare le necessità di tutti, specialmente di coloro che intolleranti al glutine non possono usufruire delle cannucce di pasta di grano (o di altri cereali contenenti glutine). Non si finisce mai di imparare.
Prima di lasciarla andare, facciamo un’ultima domanda a Elisa: Come si fa per essere sempre più consapevoli? Come possiamo essere sicuri che i nostri rifiuti non finiranno mai in mare?
“Banalmente la soluzione è limitare la produzione di rifiuti: eliminare le bottiglie di plastica preferendo quelle di vetro o le borracce metalliche, preferire i saponi solidi a quelli liquidi. E ancora, sostituire gli oggetti usa e getta con oggetti durevoli (mi viene da pensare alle lamette per la barba o per la depilazione, per fare un esempio semplice).
Personalmente non uso più nemmeno i dischetti di cotone, ma utilizzo l’equivalente in stoffa. Potrei andare avanti all’infinito! La cosa certa è che esiste sempre una soluzione più ecologica ad un nostro atteggiamento dettato dalla fretta e dalla superficialità di questo mondo moderno.”
Purtroppo, nel 2020 non basta più chiudere il rubinetto mentre ci laviamo i denti o la doccia mentre ci insaponiamo per avere una coscienza “ecologica” pulita. Ben vengano le grandi opere di ingegneria e le macchine per pulire i mari e gli oceani (vedi Ocean cleanup), ma forse basterebbe molto meno: che tutti noi, nel nostro piccolo, acquisissimo una coscienza ecologica semplice, cambiando gradualmente abitudini e modo di vedere e fare le cose.
Elisa Fiorenzani e Daniele Tognoni