Boy Scout o Scout: come si dice?
Si dice scout o boy scout? Risolviamo questo dubbio!
Scout o boy scout: come si dice? Risolviamo questo dubbio!
Capita spesso parlando con chi non ci conosce che chiedano “Si dice scout o boy scout?”. A chi pone questa domanda si può dare una prima semplice risposta: si dice solo “Scout”.
Ma perché si dice solo scout? Perché esistono anche le “Girl Scout”, e dunque citare solo i Boy (ragazzi) Scout equivarrebbe a tagliare fuori le Girl (ragazze) Scout!
La prima Associazione scout, nata nel Regno Unito nel 1907, era solo maschile, e dunque ne facevano parte solo Boy Scout (che potremmo tradurre letteralmente in italiano con “ragazzi esploratori”), nome che venne assunto da alcune altre Associazioni Nazionali anglofone; poi arrivarono anche le ragazze, le Girl Scout appunto, nel 1910 grazie ad Agnes Baden-Powell.
In diversi Paesi, le Associazioni maschili e femminili sono ancora adesso separate; talvolta le ragazze possono essere denominate anche “Girl Guides”, guide. Anche nel nome dell’Associazione mondiale dello scautismo femminile, infatti, rientrano entrambe le diciture: World Association of Girl Guides and Girl Scouts (WAGGGS).
Nonostante anche in Italia alcuni gruppi mantengano una divisione tra maschi e femmine, una specifica scelta del CNGEI è proprio quella della coeducazione: la presenza di ragazzi e ragazze insieme è quindi paritaria in ogni gruppo e fascia d’età, dai lupetti agli esploratori ai rover, senza separazione; parlare solo di “Boy Scout”, quindi, non sarebbe accurato. La valorizzazione delle differenze – non solo di genere, ma anche di cultura, tradizioni, carattere, abilità… – come fonte di confronto e arricchimento è uno dei capisaldi del nostro metodo.
Ma cosa vuol dire essere scout allora?
Vi è una ragione più profonda che ci porta a parlare di “Scout”, e questa sta nel fatto che il progetto e il sistema educativo del Movimento Scout si basano su un insieme di attività pratiche orientate allo sviluppo fisico, psichico e del carattere dei giovani, per migliorare l’autostima e la fiducia in sé stessi e nelle proprie capacità, nonché nell’abitudine di assumere gradualmente responsabilità verso il proprio gruppo di pari e verso il prossimo in generale.
Tutto questo è arricchito da un sistema di valori di semplice lettura ma di profondo significato ed impegno, che i ragazzi possono comprendere con la Legge e la Promessa Scout.
Questo sistema valoriale ha la dichiarata ambizione di “nutrire” lo spirito affinché i giovani possano crescere ed affermarsi nel mondo come cittadini seri e moralmente severi, meritevoli di fiducia, leali, fiduciosi nelle proprie capacità, amichevoli, aperti al prossimo senza distinzione alcuna ed amici della Natura.
Questo progetto, e la relativa Organizzazione che lo promuove, è più che centenario e conta oggi alcune decine di milioni di aderenti a livello mondiale, mentre coloro che in tutti questi anni vi sono transitati si contano oramai in qualche centinaio di milioni di persone, molte delle quali impegnate attivamente da adulti come educatori e/o dirigenti nelle Organizzazioni nazionali.
Va da sé che neppure questi “giovani adulti” e adulti, maschi e femmine che costituiscono l’ossatura delle Associazioni, possono essere compresi nelle parole “Boy Scout” per l’ovvio motivo che non sono più “Boys” (ragazzi) o “Girls” (ragazze), mentre invece fanno parte a pieno titolo della famiglia degli “Scout” che tengono alta la bandiera del Movimento.
I Bureau mondiali, che hanno sede a Ginevra, riconoscono in Italia solo due associazioni scout tra le diverse presenti sul territorio: AGESCI e CNGEI.
La prima AGESCI (Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani), è una Associazione Scout Cattolica , la seconda, il CNGEI (Corpo Nazionale Giovani Esploratori ed Esploratrici Italiani) è la nostra associazione ed è una Associazione Scout Laica e non confessionale, e i suoi soci provengono da famiglie ed ambienti tra loro diversi, che vengono accettati senza alcuna distinzione, che il processo educativo avviene in Unità miste (maschi e femmine) in coeducazione, che i giovani sono formati “alla ricerca di una scelta personale in campo civico, politico e spirituale e (che) tutti vengono incoraggiati a vivere profondamente coerentemente ed attivamente le proprie scelte, seguendo i Valori della Legge Scout” (cfr. Progetto di Formazione Spirituale).
Non dunque “Scout Laici”, come alcuni erroneamente dicono, ma invece Associazione Scout Laica che considera un fatto personale dei suoi Associati, arrivati alla fine del processo educativo, le scelte di cui sopra.
A riprova di ciò, citiamo il fatto che fino al 2016 il Responsabile della Pastorale per i circensi della C.E.I. (Conferenza Episcopale Italiana), era Don Luciano, livornese, da decenni socio del CNGEI ed uno dei Padri del Roverismo di questa Associazione.
Guido Corda